Lun - 18 Mar
Scritto da Paolo
Il principio di Pollyanna prende il nome dalla protagonista dei romanzi di Eleanor H. Porter, una bambina capace di vedere solo il lato positivo delle cose.
Questo saldo ottimismo è fonte di ispirazione per quell’approccio positivo alla vita che sembra essere il segreto per vivere più felici e in armonia con gli altri.
Ma è davvero giusto indirizzare il nostro punto di vista personale verso la positività, come sostiene questo principio psicologico?
Probabilmente la maggior parte di voi starà “storcendo il naso” o mostrando già segnali di scetticismo.
A volte, come sappiamo, quegli “occhiali dalle lenti rosa” possono farci perdere di vista alcuni dettagli o alcune sfumature davvero importanti che danno realismo e oggettività al nostro punto di vista.
La psicologia positiva, capeggiata da Martin Seligman, sta vivendo al giorno d’oggi importanti rivisitazioni.
Alcuni enti, come l’Università di Buckingham (il primo istituto al mondo a educare e formare i propri allievi sulla base di questa filosofia) sta cambiando alcuni dei suoi concetti di base.
Uno di questi riguarda la definizione della felicità (che è anche la forza motrice del principio di Pollyanna).
“Il gioco consiste nel trovare qualcosa per cui essere sempre felici” (Pollyanna)
Possiamo in qualche modo affermare che la nuova psicologia positiva ha abbandonato la pretesa di insegnarci a essere più felici.
La famosa cultura della felicità e tutti quei libri e studi sull’autostima stanno cedendo il passo a una rivisitazione, a una nuova prospettiva; e questa nuova prospettiva ci dà gli strumenti per saper affrontare anche le difficoltà e gli eventi infelici.
Perché nella vita non è sempre possibile vedere il lato positivo ed essere ottimisti come faceva la vivace e risoluta Pollyanna.
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