A testa bassa e via andare
In questi giorni di ripresa post ferie, ogni tanto mi torna in mente Guglielmo, un imprenditore bresciano, che usava arringare così i propri dipendenti: “… Ragazzi, bisogna lavorare a testa bassa, e via andare”.
Intendeva affermare, probabilmente, che ogni risultato apprezzabile necessita di sacrificio personale, nessuna distrazione e dedizione assoluta al lavoro.
Del resto queste erano le monete che aveva speso per il suo personale successo.
Tutto vero, però…
Però era più vero quando la meta era conosciuta, quando la strada era segnata, quando le regole erano certe e l’ambiente circostante (il mercato, la concorrenza, il trend) chiaro e definito.
Oggi tutto è più confuso: nell’era dell’iper-scelta il consumatore finale è diventato più difficile da conquistare ed ancor più difficile da fidelizzare.
Il collaboratore di oggi cerca nel proprio lavoro, oltre che il pane, anche una soddisfazione profonda, un senso di scopo e per dare il meglio di sé deve percepire un senso di appartenenza alla comunità nella quale lavora e dei cui ideali si sente il portavoce.
La meta poi non è per nulla ben definita: occorre rivedere spesso i target aziendali ed essere veloci nell’adattare la strategia ai cambiamenti necessari.
Tutto evolve intorno all’imprenditore ad una velocità sconosciuta alle generazioni precedenti: un senso di incertezza e di smarrimento lo accompagna a volte nelle scelte quotidiane.
Ecco allora che, in assenza di strade segnate e già percorse, non funziona più “…a testa bassa e via andare”.
Occorre al contrario imparare ad alzare la testa, orientarci guardando in cielo la stella polare dei nostri sogni, dei desideri profondi che ci hanno fatto iniziare l’avventura e ci fanno alzare dal letto ogni mattina.
Non perdiamoci nella fatica e nelle difficoltà di ogni passo: riportiamo in allineamento il nostro fare con il nostro pensare strategico ed il nostro sentire.
Solo in equilibrio, riusciremo a vincere, spargendo gioia.
Dimenticavo...Guglielmo non ha più la sua azienda.
